
Allora mi prenderò un cappello

Allora mi prenderò un Cappello, e poi…
Allora mi prenderò un cappello “E’ un bel racconto: è servito a Lei, servirà molto a chi lo leggerà, malati, guariti, personale del mondo sanitario e a chi non ha mai incontrato malattie importanti.”
Consapevolezza | Fernando Gaion
Allora mi prenderò un cappello
Questo libro è iniziato come percorso di cura, e per me continua ad essere tale.
Ma non è più solo mio. Adesso è anche di tutte le persone con cui sto condividendo questo mio strano, nuovo viaggio fatto di parole. Rileggendo gli scritti, ascoltando le persone che lo hanno letto, chi mi chiede di come sono arrivata a scrivere un libro, non solo pazienti o familiari, ma anche personale medico, o di chi mi racconta la sua storia, mi rendo conto sempre più che ognuno di noi si porta dentro delle ferite.
Ferite che non sono solo masse neoplastiche. Possono essere il dolore di una dipartita, di rapporti difficili, di parole non dette, di pazienti che non si è riusciti ad aiutare.
Allora mi prenderò un cappello
“La cosa strana era che all’inizio Cristina non riusciva a esternare i suoi pensieri attraverso la penna. Lentamente, ha iniziato a dipanare la matassa di parole che erano aggrovigliate nel suo cuore e a riscoprire il piacere di narrare, piacere che si è trasformato in esigenza.”
Buon Cammino | Cinzia Carpentiere

Ecco che allora ogni volta che sento una frase, un’emozione, un pensiero di cui io ho scritto, pronunciate da altri, è come se questo libro e le emozioni di cui ho cercato di parlare non fossero più solo mie, ma prendessero anima e corpo delle persone che se ne appropriano in quel preciso istante, Ed è bellissimo, perché d’un tratto quelle parole scritte in solitudine, quando la parola solitudine per me significava vuoto, ecco che diventano un coro di voci.
“Scriviamo per rileggerci, riscoprirci e forse a volte scoprirci. Scoprire cose che non sappiamo di noi, scoprirci nei confronti degli altri.”
Nulla sarà come prima |Luca Pinzi
Come se le emozioni tristi perdessero di intensità. “Angoli bui” del nostro intimo, che se affrontati assieme ad altre persone, diventano sempre meno bui.
Come se qualcuno ti tenesse per mano e ti dicesse di non avere paura, perché è al tuo fianco e sta percorrendo la tua stessa strada.
Come se dire di avere paura o di sentire dolore, perdessero la loro forza perché sono emozioni comuni.
Noi non siamo più soli, Siamo un tutt’uno. Lo condividiamo come le parole e le emozioni che sono in questo libro, che appartengono a tutti noi.
Allora mi prenderò un cappello – nuovi orizzonti
“E non c’è mai fine al mare, ma solo a nuovi orizzonti. E non c’è mai fine alla speranza, perché ci sarà sempre un nuovo desiderio da desiderare, e un nuovo sogno da sognare.”
Cris-Tina | Giuseppe Palermo
Allora mi prenderò un cappello – scrivere è un sogno
Scrivere. Questo è il mio sogno. Lo è sempre stato. Non avevo la sfrontatezza di voler perseguire il mio sogno.
Forse il timore di perdere tutto ha fatto scattare in me il desiderio di provarci. Dopotutto, cosa avevo da perdere? Perché non riprovare a sognare?
Quando ho iniziato a scrivere, non avevo la certezza di poter veramente riuscire. Ma non potevo non provarci. Se lo avessi fatto, penso che lo avrei vissuto come un fallimento.
Allora mi prenderò un cappello – riesci nella misura in cui ci credi
“Riesci nella misura in cui credi. Non è facile trasmettere questo concetto alle persone in genere. Se poi lo vuoi trasmettere a chi è malato devi in un certo qual modo dimostrare: “Che… se vuoi puoi”.”
Riesci nella misura in cui ci credi |Luca Riccardi

Estrarre qualcosa di utile da un periodo della mia vita in cui tutto mi sembrava inutile, poter lasciare la rabbia su questi fogli e prenderne distanza grazie alla scrittura e alla rilettura, ha fatto affiorare in me il desiderio di credere che “se voglio posso”. Posso riuscire nella misura in cui credo. Riappropriarmi di quell’entusiasmo che era mio ma che avevo dimenticato, trasporlo in quello che scrivo, in quello che provo, ha fatto innalzare la mia voglia di credere. Mi piacerebbe diventasse contagioso, come un “virus buono”.
Io ce la posso fare, noi ce la possiamo fare. Possiamo riuscire nella misura in cui crediamo.
Pat Conroy diceva di scrivere per spiegare a se stesso la sua vita. Succede così. Credi solo di stare descrivendo il gatto che si affila le unghie sul ciliegio, ma se lo fai con onestà, usando i tuoi occhi e ascoltando le tue sensazioni, ti stai anche “spiegando qualcosa”.
Psiconcologi – Scrittura Creativa | Paolo Leibanti
Allora mi prenderò un cappello
Penso sia successo proprio questo. Ho scritto di me stessa a me stessa. Una lunga lettera, fatta di piccoli brevi passaggi. Questi racconti sono stati il mio percorso. Non solo di rabbia o di dolore. Percorso fatto di emozioni, risate, litigate, colori, termini medici, abbandono, acqua, speranza.
Un viaggio, il mio viaggio, iniziato con una telefonata, e che sto continuando scrivendo. La scrittura mi ha fatto andare verso una nuova meta: la consapevolezza di me.
Il mio viaggio introspettivo, fatto di parole, che forse mi permetterà di raggiungere nuove mete.
Non mi serve tanto. Quattro stracci in valigia e via.
A me piace viaggiare.

https://www.goodreads.com/book/show/32979720-allora-mi-prender-un-cappello?ac=1&from_search=true
Allora mi prenderò un cappello – recensione a cura di Lucrezia Gaion
Salve a tutti,
oggi vi propongo qualcosa di diverso.
Innanzitutto questa recensione sarà scritta in italiano, la mia lingua madre. Il mio è un sito in inglese, ma questa è un’occasione speciale.
L’autrice di questo libro, Maria Cristina Benetti, mi ha contattata un mese fa chiedendomi se ero disponibile per una recensione del suo libro, Allora mi prenderò un cappello. Questo libro è una memoria della sua esperienza come donna ed essere umano durante la malattia “cancro”. Essendo stata paziente di mio padre ed avendo io vissuto l’esperienza del cancro nella mia famiglia, non potevo dire di no e così ho deciso che avrei fatto una recensione sia in italiano che in inglese per promuovere questo libro.
Date le circostanze non mi atterrò alla guida che uso di solito (personaggi, trama, scrittura) ma userò una cornice più ampia; parlerò del messaggio trasmesso e del potenziale che un’opera letteraria come questa può avere all’interno della società. Ovviamente gli ho dato 5/5 stelle. Questa è la mia recensione.
Non ho mai letto nulla di simile a questo libro. E’ diviso in capitoli, certo, ma ogni capitolo ha una sottosezione e ogni paragrafo tratta di un tema diverso. Questo libro è un excursus di tutte le emozioni ed i problemi che hanno afflitto la protagonista da quando ha avuto un tumore al seno fino a quando ha avuto, recentemente, un linfoma.
L’autrice descrive la sua esperienza in modo molto chiaro, utilizzando un linguaggio semplice ma allo stesso tempo metaforicamente elaborato, creando così un’opera intersezionale.
Questo libro può essere letto da chiunque e penso che questa sua qualità sia fondamentale.
L’autrice è stata estremamente coraggiosa a trasferire i suoi sentimenti sulla carta mostrando la sua vulnerabilità al mondo, ma il fatto di rendere la sua esperienza pubblica è anche la sua forza perché consente alle persone di riconoscersi e identificarsi con la sua esperienza.
Penso sia molto importante che più libri come questo siano scritti.
La parola cancro include concetti come paura, disillusione, morte; leggere l’esperienza di una persona che è pronta a combattere, anche se a volte perde la speranza, è fondamentale perché alla fine la speranza è sempre ritrovata. Parlare più spesso di questo tema aiuta a togliere lo stigma alla parola, ad aprire la comunicazione e a rendere la vita del paziente e della sua famiglia più semplice.
Una delle cose che mi sono rimaste impresse di questo libro è il fatto che il cancro può davvero trasformare una persona e stravolgere la sua vita. Infatti l’autrice parla della sua esperienza lavorativa in una casa di moda, comparandola con la situazione attuale in cui non si riconosce in se stessa: non può prendere il sole, non può andare in bicicletta senza che le manchi il respiro, non può fare una doccia normale e ha perso amici che vedevano la malattia prima di vedere la persona.
Alla fine, è vero, il cancro l’ha cambiata, ma ci sono altre cose positive che sono nate con la malattia. Connessioni più forti con una diversa comunità, incontrare gente nuova e, finalmente, riuscire ancora a nuotare.
La frase conclusiva del libro è:”Non ti volto le spalle, ti voglio guardare negli occhi. Uno dei due li abbasserà. Tanto vinco io“. Penso che questa espressione sia emblematica per la forza che possiede: una buona dimostrazione del fatto che non è facile accettare la malattia e che, anche se ognuno ha un modo diverso di affrontarla, l’importante è trovare un modo per combatterla.
E’ stata davvero una bella esperienza leggere questo libro, sono contenta che Cristina mi abbia contattata per scriverle una recensione.
Potete trovare la pagina Goodreads qui. Spero davvero che il messaggio sia apprezzato e divulgato.
Alla prossima,
Keky
Allora mi prenderò un cappello – recensione a cura di Lucrezia Gaion – English Version
Hello Everyone,
and welcome to my new book review. Today, I bring to you something a little different, and let me explain. The author of this book, Maria Cristina Benetti, contacted me about a month ago, asking me to review her debut release Allora Mi Prenderò Un Cappello, which, translate from Italian means “then I will get myself a hat”. Let me give you a little bit of background on the author and the novel. This is Cristina’a non-fiction memoir and her experience as a woman and as a human being while she went through cancer. She used writing as a therapeutic and cathartic tool in order to deal with all the troubling emotions and feelings she felt while ill, and this is the result of such reflections. Because this is a special review and because this book has grown to be dear to me, I will use a different frame than my usual one in order to review this particular work. I will talk about the importance of such work of literature within society and then about the message it gives out to people. I gave ti 5/5 stars and so, without further ado, let’s get into the review.
This book is like nothing else I have ever read. It is divided into chapter, sure, but each chapter has a headline and each paragraph has a different theme. It deals with all the inner emotion and turmoil affecting Cristina from the very first time she has breast cancer, up to when she discover to have a new one, two years later. She describes it all clearly, with a simple but at the same time metaphorically elaborate language, so that the work in itself becomes intersectional. It can be understood by all, and I deem this to be very important. The author was very courageous to put her thoughts and feeling on paper, to show her vulnerability to the world; however, this is also her strength, making her experience public, so that other people could relate to it and identify with the experience as a whole. I think it is extremely important that more works like this one are written: the word cancer implies other concepts such as fear, hopelessness, death. However, hearing the voice of someone who is ready to fight, even though sometimes she does lose hope, is fundamental, because that same hope is always found again. Talking more about these issues will help to de-demonize this sickness, and open communication will make the patient’s (and also his or her family’s) life easier.
One thing I took away from this book is that cancer really can turn someone’s life upside down. The author talks about how she worked in the fashion industry, and how now she was barely able to recognize herself. She could not stay in the sun, she could not bike around without losing her breath, she could not take a normal shower, she lost friends who saw the illness before they saw Her. However, in the end, it is true, cancer had changed her, but there were new positive things that were born. Stronger connections with a new community, meeting new people, and finally being able to swim in the water again. Her concluding lines are as follow: “I will not turn my back on you [cancer], I want to look at you in the eye. One of us is gonna give out. And I will win.” I find this final sentence to be so empowering, and a good demonstration that it is not easy to come to terms with this illness, and that even though everyone has a different way of coping with it, the important thing is to find a way to get to that point of acceptance and fight back.
Overall, it was a very good experience to read this book, and I am so glad Cristina contacted me to review it. You can find the Goodreads page here. I really hope her message will be spread and heard.
Until next time,
Keky