
Presentazione del libro La voce dell’anima di Luca Pinzi
Presentazione del libro La voce dell’anima di Luca Pinzi

Riflessioni
Com’è meravigliosa la vita. Nel suo fluire lento ma incessante verso quell’ultima spiaggia dove tutti siamo condotti, ogni vita è un’esperienza unica, irripetibile, travolgente, imprevedibile. Segnata da prove e difficoltà, da gioie e incommensurabili stati di felicità, ogni vita è fatta di incontri con altre persone, alcuni fondamentali, a tal punto da cambiare la traiettoria del tuo volare. C’è chi dice che nulla avviene per caso e che ogni incontro nella nostra vita è un appuntamento già scritto. Ed ogni vita va vissuta fino in fondo, ad occhi aperti fino all’ultimo respiro, fino all’ultimo battere d’ali. A volte ci si perde lungo il cammino, si è smarriti, si cade, si è feriti e quanta fatica per rialzarsi.
Le sinfonie del caso, ma forse tutto era già scritto, mi hanno portato al libro di Luca Pinzi e mi sono ritrovato la scorsa estate ad assistere alla presentazione di quest’opera biografica. Non conosco l’autore, lo osservo con curiosità, ne misuro i gesti, le parole, i silenzi. Mi guardo attorno, ci sono molte persone, accanto a me Laura, accanto a lei un signore già in là con gli anni, il viso rubicondo e l’aria gioviale, le parla incessantemente. Lei lo ascolta rassegnata. La sala convegni dell’Hotel Maggior Consiglio di Treviso è gremita di gente, un operatore di una rete televisiva locale inizia le riprese, nel parterre le personalità di rito.
Presentazione del libro La voce dell’anima di Luca Pinzi
Aspetto di ascoltare le parole dell’autore e intanto lo osservo, incuriosito e ammirato; ha la faccia di una persona buona e scorgo nel profondo di quegli occhi tutto quello che non dirà stasera. Conosco a grandi linee l’argomento del libro: la corsa frenetica di un giovane imprenditore viene arrestata dall’avvento improvviso della malattia, la sua discesa all’inferno e la sua rinascita a nuova vita.
Il dibattito prende avvio tra le domande e le puntualizzazioni degli altri ospiti. Ed ecco che l’autore inizia a raccontarsi, a svelarsi, a mostrarsi all’altro ripercorrendo la sua storia che è condensata in questo libro, in questo diario di scrittura, questo esercizio che ha permesso, come dirà lo stesso autore, di raggiungere una maggiore consapevolezza. Vengono letti alcuni passaggi. Si sottolinea il potere della narrazione e quindi dello scrivere come atto terapeutico, come atto di guarigione. È ascoltando se stessi in profondità che si impara ad ascoltare gli altri.
L’autore ci parla di medici, dei buoni medici e dei pessimi medici che inevitabilmente ha dovuto incontrare, ci mette in guardia e ci insegna a difenderci dalla supponenza di quei camici bianchi. Ci parla di coinvolgimento emotivo, di empatia, dell’importanza di ritrovare una nuova civiltà della conversazione, di quanto uno sguardo, una carezza, una stretta di mano siano più efficaci della più potente compressa: l’umanizzazione delle cure. Quanta verità in queste parole.
E inevitabilmente si parla della paura. Quando tutto va storto, si può avere paura della vita? La risposta di Pinzi è sì ma solo per quelli che la vita non la vivono.
Mi sono sentito come se tutte quelle parole pronunciate finora fossero state scritte sulla carta carbone, l’autore ed io avevamo in mano lo stesso foglio. E del resto bisogna vivere le esperienze, viverle intensamente per capirle pienamente. Cosa vuoi capire di quello che prova il malato che si sottopone alla chemioterapia se non l’hai mai fatta? O della nausea che ti sveglia nel cuore della notte? Come fai a capire quali sensazioni si provano quando sei infilato nel tunnel della risonanza e ci resti per quasi un’ora se non l’hai mai provato?
Cosa vuoi saperne tu, non malato, della paura, del terrore che si prova quando ti appresti ad aprire la busta con il referto dell’ultima tac da cui dipende tutto?
Cosa vuoi saperne tu, non malato, dello stato d’animo che si prova il giorno prima della tua terapia?
Cosa vuoi saperne tu, non malato, di tutto il dolore che si prova e che resta dentro e che forse solo scrivendo, lenisce?
Mi è subito chiaro come la scrittura di questo libro sia stata un atto doloroso che ha smosso, che ha lacerato le budella, che ha fatto scendere lacrime che da anni aspettavano di scendere. Quant’è doloroso scrivere ma allo stesso tempo quant’è liberatorio e salvifico. La scrittura permette di trovare dei contatti con l’inesplorato di sé, con la propria anima, perchè è l’anima che scrive. E si scrive anche per non dimenticare. Ed ecco il titolo del libro: La voce dell’anima.
Assisto sbalordito a un esempio corale di scrittura automatica. Cinque parole, alcuni minuti a disposizione per far parlare il proprio cuore. Alcune donne a raccontare la propria esperienza. Il risultato sarà sorprendente, di una scrittura che è un grido, uno schiaffo, un pugno in faccia, un’esplosione emotiva. Dopo che le signore coinvolte hanno letto i loro brevi testi mi accorgo che l’amica Laura è in lacrime.
Che cosa ci insegna questo libro?
Ci insegna a vivere. Ci insegna il valore della vita, a ritrovare quel soffio vitale che è anche la nostra forza; ci insegna il coraggio di combattere, quando tutto sembra perduto perché ne vale sempre la pena. Ci ricorda quello che non dovremmo mai dimenticare, che ogni persona ha il suo biglietto per il proprio viaggio, sappiamo quando è iniziato, non sappiamo quando finirà, nessuno lo sa, ma finirà per tutti.
L’autore, nella sua esperienza mirabilmente descritta in questo libro, entrerà in contatto con molte persone, un caleidoscopio di umanità che racconterà le molte sfaccettature dell’essere umano, i molti sentimenti dal più nobile al più meschino e ognuno di loro lascerà il suo segno o il suo graffio.
Il libro di Pinzi è un libro da tenere sul comodino, da sfogliare con regolarità leggendone alcuni passaggi o alcuni capitoli, soprattutto quando si è in difficoltà e si rischia di perdere la strada, per ritrovare il senso della vita, quando il destino ci è avverso e noi diventiamo fragili e impalpabili come fogli di carta di riso.
E’ un libro in cui si ritrovano delle frasi di una giustezza e di una potenza sconcertanti che diventano per il lettore dei comandamenti di vita. Una scrittura veramente infallibile, potente e leggera allo stesso tempo, che avanza galoppando in una nuova realtà porosa in cui la dimensione sensibile si mescola alla dimensione dell’anima.
Ed è un libro per tutti, soprattutto per quelle persone a cui di primo acchito non lo regaleresti mai, è innanzitutto per loro, perché insegna a vivere, e nel qual caso a riappropriarsi della vita nel modo giusto.
E’ un libro anche per i medici e per tutte quelle persone che sono nella loro professione in contatto con il malato. Perché questo libro ci porta in una dimensione parallela in cui conta non soltanto quello che si può misurare, soppesare, diagnosticare ma conta anche l’invisibile, l’impalpabile. Conta l’anima.
Mi piace pensare e credere che in un momento preciso, nel nostro spazio e nel nostro tempo, degli uomini buoni, colpiti dalla malattia, ne abbiano compreso se non il senso almeno l’insegnamento, e si prodighino come una lanterna di luce per illuminare la strada di chi non è ancora uscito dall’oscurità.